Perché avete firmato?

E’ in questa domanda che si racchiude in queste ore un senso di frustrazione di molti lavoratori.

Ed è nella risposta a questa domanda che si racchiude la comprensione degli eventi e la portata di quello che abbiamo scelto di fare, per quello che riteniamo essere la salvaguardia del bene comune: il lavoro.

Ricostruire in modo schematico la storia degli ultimi mesi, deve dare la dimensione di quanto accaduto, facendo luce non solo sull’oggettività delle cose, non mediata dal giudizio di parte, ma anche e soprattutto facendo comprendere da dove siamo partiti e dove siamo arrivati.

Con una premessa obbligatoria.

Stiamo scrivendo di una vicenda dolorosa. Nessuno prova a sminuire la portata e l’impatto delle decisioni prese, che restano difficili e molto molto dure.

Ancora più dura è l’alternativa: la perdita del posto di lavoro.

La sopravvivenza di quest’azienda, prima dell’avvento di Etihad, ha portato alla nascita di un piano STAND ALONE che consentisse all’azienda stessa di restare in piedi.

Il taglio al costo del lavoro individuato e condiviso da tutte le organizzazioni fu di 148 milioni di euro.

Questo taglio è sostanzialmente avvenuto in due trance.

La seconda, pari a 48 milioni, è stata oggetto, tra le altre cose, della trattativa di questi giorni.

 

Facciamo un passo indietro però.

La trattativa si è dipanata su tre diversi tronconi.

– esuberi;

– costo del lavoro;

– contratto nazionale e aziendale.

 

Per comprendere cosa è stato fatto sul costo del lavoro, spiegando quella che molti ritengono una non perequata divisione dei sacrifici, bisogna necessariamente partire da quanto fatto il 12 luglio, con la sigla dell’accordo relativo agli esuberi.

Le richieste Etihad erano note a tutti: 2251 persone fuori dal sedime aziendale.

Questa è stata la richiesta. E fino all’ultimo non è sembrata negoziabile.

Siamo riusciti, invece, congiuntamente alle altre OOSS, a far diminuire questo numero in modo significativo.

Gli assistenti di volo, nello specifico, sono passati da 420 a 162.

I numeri sono, nonostante il ridimensionamento, pesantissimi soprattutto a terra.

Il personale di terra ha numeri molto alti di mobilità. Ovvero di uscita effettiva dall’azienda. Inutile usare giri di parole. Questo, per onestà intellettuale, impatta sul costo del lavoro in modo enorme.

Gli assistenti di volo, unica delle tre categorie, ha accesso alla SOD consentendo di salvaguardare ulteriori 250 persone portando il numero finale a 162 unità, che sarà riassorbito nel corso del 2015.

I piloti, grazie anche a quanto ottenuto da UGL esclusivamente, non hanno in sostanza alcun esubero: coloro i quali saranno trasferiti negli emirati, infatti, rientreranno nel corso di tre anni.

Come detto questi numeri di esubero impattano evidentemente sul costo del lavoro.

Ferma restando che la perdita di un solo posto di lavoro è di per sé una sconfitta, dove la scure colpisca più duramente, lo lasciamo al vostro giudizio.

Per consentire però che la nuova azienda possa partire, occorreva rimanere in vita fino a dopo il pronunciamento, sull’intera operazione, dell’antitrust europea.

Ecco dunque la necessità di abbattere il costo del lavoro di Alitalia CAI, per la seconda trance cui si faceva riferimento precedentemente.

Chi sostiene il contrario, è in malafede, perché tutti gli attori della vicenda sanno bene che tra pochi giorni, in mancanza di accordo, i libri andranno in tribunale.

L’importo iniziale richiesto era di 48 milioni di euro.

In trattativa questa cifra si è ridotta a 31 milioni.

E occorre sottolineare, a beneficio di tutti coloro i quali ritengono che questo passaggio fosse avallato solo da alcune OOSS, che TUTTI i confederali senza esclusione alcuna hanno condiviso non solo l’entità, ma anche le modalità di taglio.

I motivi per i quali qualcuno, ancora, non ha firmato sono ben altri che non un disaccordo sul merito di questi numeri. Su questo torneremo a breve.

Gli interventi sul costo del lavoro sono stati ripartiti in tre direzioni:

  1. Decontribuzione;
  2. Contributo progressivo in base al reddito;
  3. 13sima.

Gli interventi anche in questo caso, sono pesantissimi, inutile nasconderlo.

Ma sono indispensabili. La nuova società, in assenza di questo passaggio, non parte.

La diversa distribuzione di questi interventi sulle categorie, che è reale, ha una genesi molto precisa.

E si allaccia alla terza parte della contrattazione, quella sul contratto.

Si è operata, in accordo alle altre OOSS, una scelta.

Abbiamo deciso di limitare ad un tempo prestabilito i sacrifici economici.

Non inserendo modifiche, immediate e strutturali, sul contratto.

Questa scelta, possibile solo sul PN, crea un risultato.

A fronte di forti sacrifici fino a dicembre 2014, il contratto che avremo nella nuova società sarà per la prima volta da anni, non solo conservativo di quanto previsto da quello scaduto, ma migliorativo nella parte economica con incrementi che vanno da un minimo del 7% per TUTTI ad un massimo del 40% per i colleghi Cityliner.

Il personale di terra, di contro, ha tagli molto significativi ed immediati al contratto, contribuendo in un diverso modo, significativo e strutturale, all’impatto sul costo del lavoro.

Due filosofie differenti, ma ugualmente impattanti.

Ogni scelta in quanto tale è discutibile.

Ma l’equità di giudizio deve essere tale da consentire un’analisi oggettiva.

E quest’analisi aveva consentito una totale condivisione al tavolo.

La condivisione, è venuta meno – al momento – sulla terza parte della trattativa.

Quella sul CCNL.

E il tema è quello della rappresentanza e della rappresentatività.

Vorremo sul tema contratto ricordare le richieste aziendali:

  • Indennità 93%;
  • Riduzione diarie
  • Blocco Scatti anzianità;
  • Eliminazione dell’ultima fascia Ivo
  • Diminuzione riposi
  • Eliminazione del periodo di ferie estivo e riduzione delle giornate massimo richiedibili in blocco unico previsto dal contratto CAI
  • Richiesta congedi solo in programmazione

Quale di queste voci è stata accordata?

Nessuna.

Fino a pochi giorni fa il timore comune era che il contratto fosse definitivamente distrutto sotto i colpi delle richieste aziendali.

Quante telefonate avete fatto? Quanti post preoccupati?

Non solo questo non è avvenuto.

Ma, come detto, ci saranno aumenti nella parte economica.

E il recupero economico sarà ulteriore.

Abbiamo ottenuto che la decontribuzione, inizialmente prevista solo per l’anno 2014, venga estesa agli anni 2015 e 2016.

Questo significa da gennaio 2015 gli effetti di un vero recupero economico, previsto a contratto, saranno visibili e strutturali.

C’è un altro aspetto del CCNL che deve essere sottolineato. E’ un aspetto tecnico ma impatta sulle vite di tutti noi.

Parliamo della ULTRATTIVITA’.

Questo contratto è un’asticella sotto la quale non si andrà mai più. Semplicemente non è consentito dalla legge.

Diversamente dal contratto aziendale che può essere semplicemente disdettato.

Questo significa che passata questa terribile tempesta, i paletti messi oggi saranno caposaldi imprescindibili.

E la vicenda del CCNL porta inevitabilmente alla conclusione della trattativa e alla domanda iniziale.

Perché avete firmato?

Volevamo l’unità sindacale.

Volevamo una condivisione delle responsabilità.

E, i fatti dei prossimi giorni lo dimostreranno in modo inequivocabile sorprendendo molti di Voi, che la condivisione sugli interventi è complessiva.

Ma nel momento in cui alcune parti sindacali hanno sollevato problemi relativi a tecnicismi su rappresentanza e rappresentatività, dimostrando un attaccamento alla poltrone superiore alla voglia di salvare il posto di lavoro, abbiamo preso la decisione che conoscete.

Abbiamo peraltro ottenuto tre cose delle quali si parla troppo poco.

Da più parti si levava, giustamente, il grido di dolore sui mobilitati del 2008.

Chi ne parlava più? Chi ci pensava?

Bene, i nostri colleghi rientrano nel bacino Alitalia. Questo è incontestabile.

E se a qualcuno sembra poco, questo qualcuno dovrebbe fare un esame di coscienza sul doppiopesismo applicato all’importanza di “chi” va in esubero.

A queste persone dimenticate abbiamo ridato un barlume di dignità che gli era stata tolta.

E’ stato, inoltre, messo nero su bianco che i Piloti che saranno costretti ad andare negli emirati dovranno rientrare. Sembrava impossibile. E se sembra poco, di nuovo vi invitiamo a calibrare attentamente il giudizio su quest’aspetto.

Abbiamo ottenuto una dilazione sui sacrifici economici.

Su questo tema abbiamo letto e sentito ironie feroci.

Tutto legittimo, il giudizio è personale.

Ma due fatti sono non contestabili.

Il primo è che il sacrificio in sé e per sé era e resta indispensabile.

Non farlo ha una sola traduzione possibile: perdita del lavoro.

E su questo, lo ribadiamo per l’ultima volta, c’è uniformità di giudizio della stragrande maggioranza dei rappresentanti dei lavoratori.

Il secondo è che allungare i tempi della contribuzione senza nessun onere ulteriore, alleggerisce un minimo la situazione, pur senza, e sarebbe da matti anche solo provare a sostenere il contrario, mitigare in alcun modo la gravità dell’intervento.

 

Il tempo è galantuomo.

Abbiamo fatto delle scelte molto dure.

Ma la conservazione del posto di lavoro è un bene primario che certamente prescinde dalle “deleghe che perderemo”.

Quando tra qualche tempo quest’operazione ci avrà garantito quella sicurezza che ricerchiamo da anni, avremo la certezza di avere agito correttamente.

La conservazione delle rendite di posizione la lasciamo a chi si può permettere oggi di agitare la clava dello sfascismo con la certezza che tanto “altri” hanno già assunto su sé stessi l’onere e il costo di garantire a quante più persone possibili un futuro.